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Alaa Abd El Fattah, il “Gramsci d’Egitto”, da quasi due mesi in sciopero della fame in carcere

Il “Gramsci d’Egitto”, arrestato per l’ennesima volta il 29 settembre 2019, sta scontando una condanna a cinque anni di carcere inflitta alla fine del 2021 per “diffusione di notizie false”, il tipico “reato” con cui la magistratura egiziana punisce coloro che raccontano la verità sulla situazione dei diritti umani.
A nulla sta servendo il recente conferimento ad Alaa della cittadinanza britannica: le autorità del Cairo gli negano persino le visite delle autorità consolari.
Il 25 maggio la sua vicenda è entrata nel parlamento italiano. La madre di Alaa, la professoressa Laila Soueif, storica difensora dei diritti umani, è stata audita in videoconferenza dal Comitato permanente per i diritti umani nel mondo, l’organismo della Camera dei deputati presieduto dall’onorevole Laura Boldrini. Un primo, utile passo per attivare l’attenzione del nostro governo.
Ma i tempi lenti della diplomazia, ammesso che la diplomazia stia facendo o voglia fare qualcosa, confliggono con l’urgenza di un provvedimento in favore di Alaa, che tra pochi giorni avrà raggiunto i due mesi di sciopero della fame. Non solo la sua libertà è negata arbitrariamente e crudelmente, ma è la sua stessa vita a essere a rischio.
Ed è per questo che da oggi lanciamo come Amnesty International una staffetta di digiuno per Alaa.
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