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Africa, il teatro magnetico di Gideon, attore, e Yidnekachew giovane ginecologo etiope

L’Africa del talento, l’Africa dei giovani che voreremmo sempre raccontare. Quella di Gideon e Yidnekachew,  ecco le loro storie.

“Ero un attore televisivo”, afferma Gideon Obuya, “poi ho deciso di cambiare vita. La mia e quella dei miei coetanei, dei ragazzi di strada. In 4 anni, ho già visto cambiare molte cose”. Il giovane 23enne keniota ha infatti portato la sua esperienza di attore nel lavoro volontario con i ragazzi di strada, che svolge presso il Riruta Health Center di Nairobi. Realizza uno stile di teatro di strada chiamato “teatro magnetico”: brevi e semplici sketch, con una trama ispirata alla quotidianità ma con un tocco istrionico che cattura l’attenzione dei passanti.

Gideon è uno dei diciotto ragazzi intervistati da Amref, per capire le sfide da loro affrontate, le loro lotte quotidiane e le loro speranze, oggi più importanti che mai, nel contesto dell’attuale pandemia da COVID-19, che ad oggi vede nel continente africano più di 1,2 milioni di contagi e circa 29.000 decessi. Il cambiamento di cui parla Gideon comporta, per esempio, il miglioramento della salute sessuale e riproduttiva dei giovani. In Africa i giovani rappresentano il 70% della popolazione. Per questo ascoltare le loro voci è molto importante.

Amref Health Africa ha da sempre dato voce ai giovani e, come nel caso di Gideon, tra il 30 aprile e il 5 maggio del 2020, in collaborazione con il Ministero della Salute del Kenya, Y-ACT e Population Council, ha condotto dei sondaggi online e alcune interviste telefoniche che hanno visto come protagonisti 2.153 giovani in 47 contee del Kenya. La ricerca era volta alla comprensione dei livelli di conoscenza dei giovani sul COVID-19, la loro percezione del rischio di infezione e degli effetti sulla loro salute, la loro predisposizione all’implementazione dei comportamenti raccomandati e il contesto socioeconomico.

Nel contesto attuale, il COVID-19 sta avendo significativi effetti negativi sulla salute mentale e sullo stato economico e sociale dei giovani. Secondo i risultati ottenuti dalla ricerca, quasi un terzo dei giovani kenioti (27%) è stressato e il 30% ha riferito di “vivere nella paura”. I giovani hanno inoltre segnalato bassissimi livelli di utilizzo dei servizi di salute sessuale e riproduttiva, segnalando difficoltà a procurarsi assorbenti igienici, pillole anticoncezionali o profilattici, e ad accedere trattamenti per l’HIV/AIDS.

Infatti, “l’OMS ha identificato i servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva – inclusa l’assistenza durante la gravidanza e il parto – come uno dei sette servizi sanitari essenziali durante la pandemia COVID-19,” aggiunge Yidnekachew Mogessie – uno dei diciotto ragazzi intervistati da Amref ad agosto – giovanissimo ginecologo etiope. “Nonostante la guida operativa, molte giovani madri tendono a partorire in casa per paura di contrarre il COVID-19 nelle istituzioni sanitarie. Ciò si traduce in diverse complicazioni materne e neonatali. Inoltre, questa pandemia ha avuto una grave influenza sulla disuguaglianza e sulla violenza di genere; fenomeni preesistenti che, tuttavia, hanno subito un grave aumento. Abusi fisici, sessuali, verbali, emotivi e psicologici, ma anche privazioni economiche o educative”. Yidnekachew conclude condividendo alcuni numeri degli ultimi due mesi. “All’interno di una sola regione etiope (ci sono un totale di 9 regioni nel Paese), hanno preso luogo 585 matrimoni precoci e 1070 sono stati evitati. Questo significa che 585 bambine non avranno la possibilità di tornare a scuola e dovranno convivere per il resto della loro vita con le innumerevoli implicazioni psico-fisiche dei matrimoni precoci e dei conseguenti rapporti sessuali precoci. Non da dimenticare che anche i bambini sono vittime di questi orribili atti”.

Gideon Obuya e Yidnekachew sono giovani coetanei che, in modi molto diversi, combattono battaglie comuni. Gideon si esibisce infatti con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità e, tra le varie speranze del giovane ragazzo, c’è quella di porre fine a queste violenze. Lo fa mettendo in scena una simulazione improvvisata di un padre che abbandona il proprio figlio. Gideon, Maureen e Lindah, due ragazze con cui collabora, si esibiscono in luoghi affollati e senza dichiarare di essere attori. La scena dura circa cinque minuti, e quando i ragazzi spiegano al pubblico l’obiettivo della messa in scena, molti, emotivamente coinvolti da ciò a cui hanno assistito, accettano di partecipare alle attività di sensibilizzazione da loro tenute. Mary Esther Wanjiku, anche lei tra i diciotto ragazzi intervistati da Amref e coetanea di Gideon, utilizza il suo stesso approccio e promuove la sensibilizzazione ad argomenti quali le malattie infettive, grazie al “teatro magnetico”. Interpretando una persona presumibilmente infetta da HIV, e indulgendo ad una recitazione enfatica, Mary Esther attira infatti l’attenzione del pubblico e suscita nei passanti evidenti emozioni. Secondo il National AIDS Control Council, nel 2013 si è verificato il 51% delle nuove infezioni da HIV tra gli adolescenti di età compresa tra 15 e 19 anni. “Credo in futuro più felice”, afferma Mary Esther, “i giovani cresceranno più consapevoli e la situazione migliorerà, ne sono certa”.

Altra voce raccolta da Amref ad agosto è quella di Bitania Lulu Berhanu, venticinquenne etiope, una giovane leader africana impegnata attivamente nei processi di cambiamento e sviluppo del continente, ha dichiarato: “Dobbiamo agire, dobbiamo farci sentire e dobbiamo farci valere. Abbiamo avuto modo di vedere che funziona: coloro che hanno lottato affinché la loro voce venisse ascoltata, hanno contribuito ad uno sviluppo positivo e alla scalata verso un sistema inclusivo. I governi e i responsabili politici devono garantire l’inclusione di giovani nella progettazione dei programmi futuri del Paese, per assicurarsi che stiano affrontando le giuste sfide”.

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