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Tunisia, per exit poll il magnate Nabil Karoui vince presidenziali ma non si esclude ballottaggio

“Il carcere non mi fermerà, ci vediamo alle urne”. Con questo slogan aveva tappezzato i muri della capitale il magnate populista Nabil Karoui e gli elettori sembrano avergli dato ragione. In attesa dei risultati ufficiali di questo primo turno delle elezioni presidenziali tunisine, che hanno segnato un crollo dell’affluenza, i primi exit poll riservati confermano infatti l’affermazione su tutti di Karoui, in carcere con le accuse di riciclaggio e evasione fiscale. A seguire una manciata di candidati che si giocano il ballottaggio, dal costituzionalista indipendente Kais Saied al ministro della Difesa dimissionario Abdelkrim Zbidi, anch’egli indipendente. Più staccato il premier uscente Youssef Chahed. Tutto questo significa, tradotto, la sconfitta dei partiti tradizionali e la vittoria degli indipendenti, del populismo, di coloro che sono riusciti ad intercettare il malcontento e a riempire il vuoto lasciato dalla famiglia centrista, dalla sinistra e anche dai partiti islamici, tutti incapaci di dare risposte dirette ai bisogni dei cittadini in un periodo di grave crisi economica. Di fronte ad un’offerta politica mai così varia (24 erano i candidati), scomparsa dal panorama politico tunisino la marcata contrapposizione tra campo islamista e progressista, in un clima di disincanto sociale ed economico, l’elettorato ha premiato dunque i movimenti populisti, i candidati che sono riusciti a creare un contatto diretto con la gente. In quest’ottica va letto anche il crollo del tasso di partecipazione alle urne che, se da un lato pone la Tunisia  al pari delle democrazie più evolute, dall’altro testimonia il rapido distacco dei cittadini dalla politica nell’arco di soli 8 anni dalla cacciata di Ben Alì. Il disincanto e le promesse non mantenute dalla rivoluzione del 2011 hanno fatto sì che gran parte dei giovani senza lavoro non si sia recata alle urne. Il numero esorbitante di candidati potrebbe inoltre aver contribuito al disorientamento degli elettori, dopo una campagna elettorale carente di contenuti, nella quale si è parlato poco di programmi e questioni pratiche. Karoui, 56 anni, patron di Nessma Tv, ha costruito la sua popolarità percorrendo in lungo e in largo il paese e distribuendo aiuti con la sua associazione caritativa Khalil Tounes, diventando una sorta di catalizzatore di solidarietà sociale. “Karoui ama il popolo, ama i poveri”, diceva di lui oggi la gente fuori dai seggi. Per la classe popolare, osservano gli analisti, Karoui non estorce i voti ai poveri ma è uno che tenta di compensare le lacune dello Stato. Uno Stato che non è riuscito a dare a loro ciò che desideravano. La notizia insomma è che a passare al secondo turno sarà un candidato a tutt’oggi ancora in custodia cautelare preventiva, in sciopero della fame per protesta, che si è definito “prigioniero politico” e che ha accusato apertamente l’esecutivo per il suo arresto. Una situazione inedita che fa riflettere anche in Tunisia sui delicati rapporti tra magistratura e politica ma soprattutto sul fatto che proprio il suo arresto alla vigilia della campagna elettorale abbia rappresentato il volano nella sua corsa verso il Palazzo di Cartagine.

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