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Tunisia, al ballottaggio i due ‘outsider’ Karoui e Saied. Débâcle per i partiti tradizionali

È lui, Nabil Karoui, il tycoon della Tunisia, la rivelazione delle seconde elezioni presidenziali libere dalla rivoluzione dei gelsomini. Dovrà ora vedersela al ballottaggio con il giurista e costituzionalista Kais Saied che si è piazzato al primo posto con il 19 per cento delle preferenze espresse.
Il secondo turno è in programma il mese prossimo, entro il 23 ottobre. I dati ufficiali saranno annunciati dalla commissione elettorale nelle prossime 24 ore.
Il Berlusconi di Tunisi, come è soprannominato il magnate di un importante polo televisivo, ha raggiunto il 15%. Nonostante sia in carcere dal 23 agosto per evasione fiscale e riciclaggio, Karoui ha una reale possibilità di essere eletto presidente della Tunisia.
A favorirlo il voto di protesta degli elettori: analisti e osservatori parlano di “insurrezione elettorale” che ha convinto i cittadini del paese nordafricano a dare la loro preferenza a due figure considerate “outsider” rispetto all’establishment politico.
Un brutto colpo per i partiti di sistema che hanno visto i propri candidati raggiungere risultati deludenti. Abdelfattah Mourou, espressione della formazione islamico – conservatrice Ennahda, non è andato oltre l’11 % mentre si sono fermati rispettivamente al 9,4 e al 7,5% Abdelkrim Zbidi Youssef Chahed, ministro della Difesa il primo e capo del governo il secondo.
La Tunisia è guidata dal 2015 da una coalizione governativa che unisce principalmente i “modernisti” di Nidaa Tounes e gli islamici conservatori di Ennahda.
Ma l”irruzione di Kais Saied in testa ai risultati è una sorpresa relativa. I sondaggi lo davano da tempo in seconda posizione, alle spalle di Nabil Karoui.
Ribattezzato “Robocop” per il suo modo di esprimersi, Saied, 61 anni, non era noto al grande pubblico ma grazie ai suoi interventi molto frequenti nei dibattiti televisivi, che hanno preceduto l’adozione della Costituzione del 2014, ha pian piano acquisito una certa visibilità che oggi lo ha portato a primeggiare nell’importante voto che segnerà una svolta nel futuro della Tunisia, l’unica democrazia nata dalle primavere arabe.

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