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Sudan, stop a dialogo con militari. Esercito minaccia manifestanti

I leader della protesta sudanese hanno deciso di sospendere il dialogo con i militari, considerati una propagine del regime, e hanno chiesto di premere l’acceleratore sulle manifestazioni di fronte al quartier generale dell’esercito per chiedere un governo civile. “Sospendiamo il dialogo con il Consiglio militare”, ha detto un portavoce delle organizzazioni che rappresentano la protesta, Mohamed al-Amine, rivolto alle migliaia di persone riunite davanti al quartier genere dell’esercito a Khartoum. “Riteniamo -ha aggiunto- che il Consiglio militare sia un’estensione del regime” dell’ex presidente Omar al-Bashir, defenestrato l’11 aprile scorso. Al-Amine aveva chiesto ulteriori proteste.

Le conseguenze sono state inevitabili.

L’esercito ha infatti minacciato azioni forti se non verrà disposta la rimozione dei sit-in e dei blocchi stradali dei manifestanti sulle strade che conducono al suo quartier generale a Khartum. I sudanesi, in piazza dal 6 aprile per chiedere la caduta del presidente Omar al Bashir, ora chiedono lo scioglimento del Consiglio militare di transizione. Questo Consiglio ha preso il controllo del paese dopo la caduta  l’11 aprile di Al Bashir al culmine di quattro mesi di protesta popolare senza precedenti innescata dall’aumento del prezzo dei generi alimentari.  

“Le strade devono essere riaperte immediatamente per facilitare il movimento di auto, camion e altri mezzi di trasporto nella capitale e negli altri Stati”, è stata la dichiarazione del portavoce  del Consiglio militare. 

Ma il popolo del Sudan non ha alcuna intenzione di fermare la sua protesta fino a quando non sarà garantita la nascita di un governo civile. 

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