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Sudan, è donna il volto della rivoluzione che da’ speranza a un popolo

 È un’immagine bellissima. Una giovane donna con indosso un toub bianco, la tipica veste femminile sudanese, che da un tettuccio di un’auto circondata da centinaia di migliaia di persone si staglia nel cielo di Khartoum che si avvia all’imbrunire e scandisce cantando a gran voce  ‘thowra’,  ‘rivoluzione’ in arabo.
La folla di manifestanti sudanesi, per lo più donne, braccia alzate con il cellulare pronta a immortalarla: Alaa Salah, 22 anni, è il nuovo volto delle proteste in Sudan scoppiate il 19 dicembre del 2018., è diventata l’emblema di un momento atteso da oltre 30 anni.
E’ il simbolo di una nuova generazione, di donne non più sottomesse, che lavorano, sono emancipate e capaci di fare le cose alla pari di un uomo.
La sua postura,  il suo abbigliamento ci dicono molto del messaggio che stava cercando di trasmettere.
Bella, forte, elegante questa  giovane donna vestita di bianco e con grossi orecchini d’oro, che guida i canti di protesta dei manifestanti contro il presidente Omar al-Bashir, è diventata un’icona virale che sta ‘illuminando’ la ribellione contro Khartoum.
Da dicembre in migliaia scendono in piazza in tutto il Paese, in una protesta innescata dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari di base.
Il rialzo ha dato sfogo a un malcontento diffuso che sta facendo vacillare il regime trentennale del presidente Bashir. Ora,  a galvanizzare gli animi, è arrivata quella che è  stata ribattezzata ‘kandaka’, la Regina nubiana.
Il video che circola la ritrae mentre inneggia alla rivoluzione, cercando di dare a tutti speranza ed energia positiva.
La ‘kandaka’ di Khartoum rappresenta tutte le donne e le ragazze sudanesi, che stanno giocando un ruolo centrale nelle proteste contro Bashir.
Spesso sono la maggioranza dei manifestanti, molte di loro, soprattutto le attiviste, sono state arrestate sin dall’inizio delle prime marce.
In quasi quattro mesi di proteste ad oggi almeno 70 persone hanno perso la vita nelle repressioni violente delle forze di sicurezza.
Ma il popolo sudanese non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Questa volta andrà fino in fondo.
Il sangue e le pallottole non fermeranno l’onda delle rivolte.

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