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Onu, la revoca dell’embargo all’Eritrea e alla Somalia passata nel silenzio

Una delle notizie che poco risalto ha avuto sui media italiani è stata la revoca, lo scorso novembre, da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU dell’embargo sulle armi, sui viaggi all’estero dei suoi leader e sul congelamento dei beni a carico di alcuni funzionari politici e militari all’Eritrea e alla Somalia. L’embargo fu adottato con la Risoluzione 1907 nella riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU del 23 dicembre 2009 su richiesta dell’Uganda e del Burkina Faso dopo che i vertici eritrei erano stati accusati di sostenere l’organizzazione terroristica degli Al Shabab in Somalia e si erano rifiutati di ritirare le truppe dal confine con Gibuti, al termine del conflitto deflagrato nel 2008.

L’embargo, che la diplomazia italiana aveva definito “un mezzo e non un fine”, era stato successivamente oggetto di ripetute verifiche fino all’ultima dello scorso 27 marzo 2018, quando i quindici membri del Consiglio di sicurezza avevano votato la Risoluzione n. 2385 per rinnovare il regime di sanzioni imposto tanto all’Eritrea che alla Somalia sebbene un rapporto di sessanta pagine del Gruppo di Monitoraggio sui due Paesi avesse, in buona sostanza, affermato la mancanza di prove conclusive del sostegno dell’Eritrea agli Al Shabab in Somalia. La decisione era stata tuttavia adottata per le ripetute prove di violazione dell’embargo, in particolare da parte dell’Eritrea che aveva fatto addestrare 13 suoi cadetti dalle forze navali e aeree nelle accademie militari degli Emirati Arabi Uniti tra il 2012 e il 2015.

Tale radicalizzazione delle posizioni è stata tuttavia travolta dall’avvento in Etiopia, lo scorso aprile, del Premier Abiy Ahmed Ali che, poco dopo il suo avvento al potere, lo scorso luglio, ha raggiunto un accordo con l’Eritrea sui confini ponendo termine alla conflittualità che si trascinava tra i due Paesi dal 2000, al termine della guerra scoppiata nel 1998 e che ha provocato la morte di decine di migliaia di soldati.

Già pochi giorni dopo lo storico accordo tra le due nazioni il Presidente della Repubblica Federale somala Mohamed Abdullahi Mohamed Formajo aveva auspicato il termine dell’embargo e finalmente oggi questa speranza potrebbe trovare la sua realizzazione. Del resto, già a settembre anche le tensioni tra Eritrea e Gibuti si sono appianate e i due Paesi hanno stabilito di collaborare per la riconciliazione.

Il miglioramento dei rapporti in tutto il Corno d’Africa, di cui è prova anche un incontro tra i vertici di Etiopia, Eritrea e Somalia tenutosi in Etiopia pochi giorni prima del voto, e la reazione furiosa degli Al Shabab, che lo stesso giorno hanno fatto esplodere quattro autobomba a Mogadiscio, hanno convinto il Consiglio di sicurezza che ha votato a larga maggioranza per la fine dell’embargo. Un fatto importante che ha rappresentato un primo passo per lo sviluppo della pace in questa parte del mondo e una straordinaria opportunità per l’Italia, da sempre interessata all’area del Corno d’Africa.

 
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