vai al contenuto principale

Niger, a un anno dal rapimento nessuna notizia del missionario padre Maccalli

Un anno fa veniva rapito in Niger padre Pierluigi Maccalli, 58 anni, originario di Crema, missionario della Società delle Missioni Africane.

Un gruppo armato fece irruzione all’alba nella sua abitazione annessa alla missione di Bamoanga. A sequestrarlo molto probabilmente pastori islamisti di etnia fulani provenienti dal Mali che si erano accampati da mesi in un villaggio a 40 chilometri dalla missione. è trascinato via con la forza.

Da allora non si hanno più notizie certe sulla sua sorte.

Anche Maccalli è stato inghiottito dal buco nero in cui sono spariti Silvia Romano (rapita in Kenya il 20 novembre 2018), l’ingegnere padovano Luca Tacchetto e la sua fidanzata canadese Edith Blais, sequestrati il 15 dicembre scorso in Burkina Faso.

Padre Maccalli era sereno: i suoi fedeli lo avevano informato sulla presenza dei jahidisti a poca distanza dalla missione. Ma i suoi 12 anni di lavoro in Niger spesi in campo educativo e sanitario (di cui la comunità islamica aveva beneficiato largamente) lo tranquillizzavano. Ma forse proprio l’impegno sul fronte scolastico è stato visto come una sfida dai terroristi che hanno compiuto il sequestro. L’effetto immediato è stata la chiusura della scuola fondata dal missionario.

Nello scorso aprile il portavoce del governo del Burkina Faso dichiarò che padre Pierluigi era vivo. Sarebbe stato portato dapprima Nel Burkina e poi riportato dai rapitori in Niger. Nella stessa occasione affermò che Luca Tacchetto ed Edith Blais sarebbero stati tenuti prigionieri in Niger. Dichiarazione non confermate ed accolte con scetticismo sia dalla famigli che dalla congregazione religiosa.

Oggi è forse più buio di ieri per tutti i rapiti italiani di cui non si sa niente a distanza di tanti mesi. Ufficialmente per nessuno di loro ci sono prove di esistenza in vita, richieste di riscatto o scambi di prigionieri. E questo alimenta all’infinito l’angoscia di tutti.

Torna su