vai al contenuto principale

Madagascar, il Papa ‘green’ sfida le multinazionali: basta deforestazioni in Africa

Dall’appello contro la deforestazione che sta devastando il Madagascar, alla necessità di garantire una vita dignitosa, un lavoro, ai membri della comunità. Questi i temi dell’emozionante ultima giornata di incontri pubblici di Papa Bergoglio in Madagascar, da oggi sarà alle Mauritius, per tornare il giorno seguente ad Antananarivo per il volo che lo riporterà a Roma.
“La povertà non è una fatalità” ha esclamato esortando i giovani a non arrendersi “mai davanti agli effetti nefasti della povertà” e a non cedere “mai alle tentazioni della vita facile” o del ripiegarsi su se stessi”. “Guardiamoci intorno: quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi di tutto! Questo non fa parte del piano di Dio”, ha affermato nell’omelia della messa alla spianata del Campo diocesano di Soamandrakizay ad Antananarivo, da dove ha ammonito a non “manipolare il Vangelo con tristi riduzionisti”. E’ “difficile seguire il Signore quando – ha continuato – si vuole identificare il Regno dei Cieli con i propri interessi personali o con il fascino di qualche ideologia che finisce per strumentalizzare il nome di Dio o la religione per giustificare atti di violenza, di segregazione e persino di omicidio, esilio, terrorismo ed emarginazione”. Davanti “alla dignità umana calpestata” il cristiano “non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no”. Il credente “tende la mano, come fa Gesù con lui”, ha proseguito definendo “una delle peggiori schiavitù: il vivere per se’ stessi”. E’ la “tentazione di chiudersi nel proprio piccolo mondo che finisce – ha sottolineato – per lasciare poco spazio agli altri: i poveri non entrano più, la voce di Dio non è più ascoltata”.
Il Pontefice mette in guardia anche non “ridursi solamente ai legami di sangue, all’appartenenza a un determinato gruppo, a un clan o una cultura particolare”: “Quando la ‘parentela’ diventa la chiave decisiva e determinante di tutto ciò che è giusto e buono, si finisce – ha avvertito – per giustificare e persino ‘consacrare’ alcuni comportamenti che portano alla cultura del privilegio e dell’esclusione (favoritismi, clientelismi, e quindi corruzione)”.
La breve sosta in Madagascar di Francesco ha detto moltissimo di quello che alcuni hanno chiamato “il papa verde”, il papa cioè dell’ecologia, e che invece si dovrebbe chiamare “il papa dello sviluppo umano integrale”. Partiamo dalla fine, da quando Papa Francesco si è soffermato sulla povertà, su persone che non hanno assolutamente nulla: “questo non è il piano di Dio”, ha detto Bergoglio durante la Messa davanti a un milione di persone. La povertà mette in ginocchio, persone e popoli. Alzando lo sguardo e vedendo questa umanità sofferente si capirà che non si può seguire Gesù se “si vuole identificare il Regno dei Cieli con i propri interessi personali o con il fascino di qualche ideologia che finisce per strumentalizzare il nome di Dio o la religione per giustificare atti di violenza, di segregazione e persino di omicidio, esilio, terrorismo ed emarginazione.” A giovani del Madagascar che lo hanno acclamato per ore Francesco ha indicato il rischio mortale, un pensiero che se ci conquista con la sua amarezza ci sconfiggerà: questo pensiero è “È così… niente può cambiare e nessuno ci può far nulla”. Ma essere credibili contro la rassegnazione in Madagascar richiede impegno, dedizione, visione. Ogni anno in Madagascar, dove il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, si perdono 200mila ettari di foresta e di qui al 2040 la foresta umida potrebbe definitivamente scomparire. Ecco perché Papa Francesco è lì con loro, in Madagascar, a un mese esatto dall’apertura di un altro evento ecclesiale che stenta a richiamare l’attenzione dei più, l’inizio del sinodo sull’Amazzonia. Il Madagascar, insieme al Mozambico appena visitato, è a pieno titolo uno dei luoghi dove il papa doveva recarsi per trasformare in realtà globale il termine caro a Paolo VI e che lui ha finalmente riportato in primo piano: lo sviluppo umano integrale. Tutela dell’uomo e tutela dell’ambiente sono inseparabili nello sviluppo umano integrale. Dunque come in Amazzonia anche nel Madagascar si attentata allo sviluppo umano integrale. Una povertà che ha definito inumana che costringe 3 malgasci su 4 a vivere con meno di 2 dollari al giorno, la famosa “soglia di povertà”. Fioriscono invece i crimini ambientali, a cominciare dal contrabbando o dall’esportazione illegale di pezzi di quel patrimonio ambientale unico al mondo che costituisce la specificità unica del Madagascar, in particolare il pregiatissimo palissandro, un legno particolarmente pregiato per la sua resistenza dovuta alla crescita particolarmente lenta dell’albero. I baroni del palissandro in Madagascar sono ricchissimi, come quelli che si sono specializzati in altri crimini ambientali contro uno dei più importanti patrimoni mondiali di biodiversità e di oro, anch’esso oggetto di un lucrosissimo contrabbando. Al presidente Rajoelina, eletto sulla base della promessa di combattere la corruzione, un impegno urgente visto che il Paese figura in ottima posizione in tutte le classifiche mondiali sulla corruzione, Bergoglio ha immediatamente ricordato che il deterioramento della biodiversità compromette il futuro del Paese del mondo, la nostra casa comune. E il Madagascar è uno dei templi della biodiversità, con l’89% della sua flora che non esiste altrove al mondo. Ma la deforestazione galoppa. E’ lo sfruttamento dei poveri, che perdono la loro ricchezza per ottenere una grama sopravvivenza: «Come sapete, le foreste rimaste sono minacciate dagli incendi, dal bracconaggio, dal taglio incontrollato di legname prezioso. La biodiversità vegetale e animale è a rischio a causa del contrabbando e delle esportazioni illegali».Ecco la proposta di Francesco: “Abbiamo imparato che non possiamo parlare di sviluppo integrale senza prestare attenzione alla nostra casa comune e prendercene cura. Non si tratta solo di trovare gli strumenti per preservare le risorse naturali, ma di cercare “soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. Vuol dire che oggi molti disperati sono costretti a rendersi correi del loro stesso impoverimento, trovandosi costretti a rendersi complici della deforestazione per sopravvivere, inseguendo un angolo di terreno fertile. Ecco lo sviluppo umano integrale: “E’ importante creare lavori e attività capaci di produrre reddito mentre si protegge l’ambiente e si aiutano le persone ad emergere dalla povertà”. Le parole del presidente Rajoelina hanno un valore? Ogni valutazione è lecita, avendo lui detto “ Qui oggi io confermo il mio volere e il mio impegno di riparare e ricostruire il Madagascar, prestando attenzione ai più deboli. Darò attenzione alla giustizia e all’uguaglianza”. Lo scetticismo che può accompagnare queste affermazioni non deriva da lui, o dalle sue qualità politiche, ma dalla consapevolezza che o il mondo sceglierà di prendere in considerazione lo sviluppo umano integrale invocato dal papa o difficilmente, pur volendolo, Rajoelina potrà riuscirci da solo.

Torna su