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La Tanzania pronta a rimpatriare i rifugiati del Burundi: un’azione del tutto illegale

Secondo un accordo bilaterale firmato il 24 agosto dai ministri degli Interni di Tanzania e Burundi, riservato ma di cui Amnesty International ha potuto visionare il testo, “il rimpatrio dei rifugiati [burundesi] inizierà nella seconda settimana di settembre e sarà completato entro il 1° dicembre 2019 (…) con o senza il consenso degli interessati”.

Detto in altri termini, il governo della Tanzania è pronto a rimandare i rifugiati del Burundi in un paese nel quale, secondo le Nazioni Unite, sono stati commessi e sono in corso crimini contro l’umanità e che per nessuna ragione al mondo può essere considerato sicuro.

Già nel gennaio 2017 la Tanzania aveva cessato di riconoscere automaticamente come rifugiati le persone in fuga dal Burundi. A luglio, il governo aveva ordinato la chiusura di tutti i centri di accoglienza lungo la frontiera.

Poi, nel settembre 2018, il governo di Dar-es-Salaam ha avviato un programma di rimpatri volontari sotto l’egida dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) che ha già coinvolto circa 75.000 persone.

Ma l’accordo del 24 agosto è un’altra cosa: i rimpatri rischiano di andare avanti a prescindere dal consenso degli interessati e senza il coinvolgimento dell’Unhcr. I due ministri lo hanno scritto nero su bianco “Se il nostro partner Unhcr sarà interessato a svolgere un ruolo in questo programma o se invece vorrà ritardarlo, i nostri due paesi andranno avanti per assicurare che i burundesi torneranno a casa”.

Questo accordo illegale, che viola il principio di non respingimento, va fermato.

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