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La speranza del futuro nonostante la devastazione: al via governo di transizione

Il cielo plumbeo di una delle stagioni delle piogge più devastanti degli ultimi anni, con oltre mille abitazioni distrutte e sette morti, incombe su Khartoum minacciando la cerimonia che sancisce l’avvio del governo di transizione.
Case allagate, colture devastate, strade dissestate e impraticabili: gran parte dei quartieri della capitale e del sobborgo gemello di Omdurman sono inaccessibili.
Centinaia gli sfollati per i quali al momento è stata allestita una tendopoli che garantisce un riparo malsano e poco sicuro.
Le piogge continueranno e il rischio di nuovi disastri e del diffondersi di infezioni sembrano inevitabili.
Nonostante la devastazione delle alluvioni, nella capitale del Sudan si compie l’atto formale che cristallizza in una data storica l’accordo tra le Forze del cambiamento e delle libertà e la Giunta militare al potere dal golpe che lo scorso 11 aprile ha deposto il presidente Omar Hassan el-Bashir.
Mentre il Paese si appresta a compiere il primo passo verso un futuro democratico, almeno questo è ciò che spera il popolo sudanese che con le rivolte iniziate nel dicembre del 2018 ha portato alla caduta di un regime trentennale, l’ex dittatore accusato di corruzione e di crimini di guerra è sul banco degli imputati per rispondere delle imputazioni formulate contro di lui dalla Procura che chiede la pena di morte.
Se su Bashir si appresta a calare un lugubre sipario, la figura in ascesa in Sudan, colui che guiderà il Consiglio sovrano fino al 2022, è l’economista Abdalla Hamdok.
Sul suo nome è stata indiscussa unanimità e il 20 agosto sarà nominato premier del governo di transizione insieme ai dieci membri indicati equamente dalle parti che hanno sottoscritto l’intesa, il 5 agosto ad Addis Abeba, che ha portato alla fine delle proteste.
Individuati anche i nominativi delle figure di garanzia, il presidente della magistratura e il procuratore generale, rispettivamente Abdel Gader Mohamed e Mohamed al Hafiz, entrambi magistrati indipendenti che da subito avevano manifestato sostegno alla richiesta di un governo democratico, guidato da civili, in Sudan.
Nonostante i disastri alluvionali e la profonda crisi economica che continua a vessare il popolo sudanese, il Paese sembra proiettarsi con ottimismo verso il futuro.
Ma la situazione sul terreno è estremamente complessa, come racconta Lana Haroun, attivista impegnata in prima linea durante le rivolte contro Bashir e autrice della foto di Alaa Salah, studentessa che a Khartoum incitava i manifestanti intonando i cori della rivoluzione: immagine divenuta virale.
“A causa dell’aumento del carburante le pompe che dovevano aiutare a far defluire l’acqua delle piogge sono rimaste ferme – racconta Lana -Stiamo affrontando da settimane il problema delle inondazioni, oltre 1000 case si sono allagate e sono state completamente distrutte. Inoltre c’è una situazione sanitaria e igienica devastante, temiamo che presto possano iniziare i primi decessi di malaria e colera. Ci sono già decine di casi e negli ospedali non ci sono farmaci sufficienti per tutti. Non è certo così che volevamo iniziare il nostro futuro… Pregate per il Sudan” conclude la giovane attivista che, insieme a milioni di altri sudanesi ha atteso per anni di vivere una giornata storica come quella che sta maturando nella più tragica delle condizioni.
Da Khartoum a Omdurman, soprattutto lungo il Nilo che attraversa entrambe le città, le ferite della violenza dei monsoni sono evidenti.
Un amaro inizio per un giovane governo che oltre a ricostruire il tessuto sociale disgregato da repressioni e violenze, dovrà rimettere in piedi l’economia di un Paese ridotto in ginocchio da una lunga, e non ancora finita, crisi.

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