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Covid-19, l’emergenza crescente in Africa e il rischio della caccia all’untore ‘bianco’

Lo temevamo, sta accadendo. Alla fine la pandemia del Covid-19 si sta diffondendo in Africa in modo esponenziale con quasi 2300 contagiati in 43 paesi su 54. Contenuto il numero dei decessi, 65 al momento le vittime.
Nonostante la gravità del contagio, le restrizioni imposte nei vari Stati non appaiono ancora all’altezza di garantirne il contenimento.
Basti pensare che vari capi di Stato, i presidenti dell’Angola, João Lourenço,  del Botswana, Mokgweetsi Masisi, e dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, hanno violato le misure imposte da loro stessi per partecipare al giuramento dell’omologo namibiano, Hage Geingob. Dai controlli successivi alla cerimonia 23 persone sono risultate positive al virus. Ciò che maggiormente preoccupa è l’espandersi della pandemia nell’Africa Sub-Sahariana e nel Sahel, dove la capacità di tenuta delle strutture sanitarie è pressoché nulla. Tra i paesi con il maggior numero di vittime il Burkina Faso che  ha registrato finora 64 decessi per Covid-19. Il capo dello Stato Roch Marc Christian Kabore ha dichiarato lo stato di emergenza, come avevano già fatto i rispettivi presidenti in Sudan e Sudafrica. Vari funzionari governativi burkinabé sono risultati positivi al virus, tra cui il ministro degli Esteri. Kabore ha annunciato venerdì scorso la chiusura per due settimane dei due aeroporti internazionali, ad eccezione che per mezzi cargo e militari. La situazione nel Paese è complicata dalle attività degli estremisti islamici, che hanno causato una crescente crisi umanitaria. A causa dell’insicurezza dilagante almeno 130 centri medici sono stati costretti alla chiusura, con un impatto – secondo i dati forniti da governo e organizzazioni umanitarie – su un milione e mezzo di persone.

Anche il Ruanda ha annunciato la scorsa settimana il confinamento della sua popolazione e la chiusura dei confini per arginare l’epidemia di coronavirus, tra le misure più drastiche adottate finora nell’Africa sub-sahariana. Vietati nel Paese tutti gli spostamenti da casa non indispensabili. Tutto fermo ad eccezione del traffico di merci e del ritorno in patria dei cittadini ruandesi.

Situazione caotica e incerta anche in Guinea, non solo a causa del nuovo coronavirus. Nonostante l’emergenza sanitaria i cittadini si sono recati  alle urne per le legislative e un controverso referendum per autorizzare il presidente Alpha Condé a candidarsi per un terza mandato, in violazione della Costituzione. 

Altra incongruenza in Zimbabwe dove nonostante il divieto emesso dal governo di Harare nei giorni scorsi, il presidente Emmerson Mnangagwa ha lasciato il Paese per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente Hage Geingob in Namibia. In teoria dallo Zimbabwe, che ha dichiarato l’epidemia “disastro nazionale”, i viaggi all’estero sono vietati dal 20 marzo e per 30 giorni. Il ministro della Salute Manaouda Malachie ha deplorato il mancato rispetto delle misure igienico-sanitarie varate dal governo, invitando i cittadini alla “massima vigilanza e alla disciplina”.

Anche la Costa d’Avorio ha annunciato la chiusura totale dei confini terrestri, marittimi e aerei alle persone dalla mezzanotte di domenica. Nella capitale  Ouagadougou le autorità hanno disposto  un coprifuoco dalle 19 alle 5

In quasi tutti i Paesi africani che hanno registrato casi di contagio le scuole sono già chiuse, i raduni pubblici sono vietati così come le manifestazioni culturali e sportive. In Algeria, duramente colpita con oltre 100 contagi e 12 morti, la pandemia è  riuscita a bloccare le marce di proteste popolari del Hirak contro il governo. Per la prima volta dal 22 febbraio dello scorso anno, i manifestanti non sono scesi in piazza il venerdì per l’ormai consueta contestazione pacifica anti-regime.

In risposta all’impennata di casi sul continente, sui social sempre più capi di stato di vari paesi africani – dal Senegal al Camerun, dal Burkina Faso alla Tanzania – e personalità’ del mondo dello sport e della cultura lanciano appelli ai propri concittadini a rimanere a casa e osservare le misure di distanziamento sociale e igienico-sanitarie.

Nei giorni scorsi il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanita’, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva dichiarato che “il miglior consiglio da dare all’Africa è quello di prepararsi al peggio e prepararsi sin da subito”:

Proprio per aiutare il continente africano a far fronte all’emergenza arrivano i primi aiuti internazionali. La Banca mondiale ha annunciato lo stanziamento di 60 milioni di dollari in favore del Kenya, il più popoloso Stato dell’Africa, per aiutare il paese a contrastare l’epidemia di coronavirus.

Il finanziamento, ha fatto sapere l’istituto internazionale sul suo profilo ufficiale Twitter, migliorerà la sorveglianza, i servizi di laboratorio, le unità di isolamento, le attrezzature, le forniture e le comunicazioni per aiutare a mitigare il virus. Il Kenya, prima economia dell’Africa orientale, ha finora confermato una decina di casi di contagio da Covid-19.  

Ma qual è stata la reazione delle popolazioni africane? La paura per il coronavirus ha suscitato in Africa una paura che sta sfociando  in atteggiamenti minacciosi, aggressioni verbali e diffusione di fake news contro “l’untore bianco”, che sembra far eco alla campagna anti migranti “portatori di malattie”. Ci arrivano notizie sia dai nostri collaboratori che dal corrispondente dell’Ansa al Cairo.  

Il premier Abiy Ahmed, Nobel per la Pace nel 2019, ha lanciato un appello alla tolleranza ricordando che “il virus non è legato a un Paese o a una nazionalità”. “Non lasciamoci rubare la nostra umanità” ha dichiarato per frenare il sentimento anti-stranieri registrato in più di un Paese.  In Etiopia si sono verificati alcuni casi che hanno coinvolti gli americani, segnalati dall’ambasciata statunitense ad Addis Abeba. Molestie fisiche e online, sassate e atteggiamenti minacciosi espatriati occidentali hanno suscitato grande preoccupazione nelle rappresentanze diplomatiche nel Paese.

Tensioni anche in Congo dove, secondo l’Ansa, girano pericolose fake news ai danni di suore italiane accusate di nascondere consorelle contagiate venute dall’Italia,

Notizie false sono state diffuse  anche sul nostro ambasciatore in Burkina Faso, Andrea Romussi, ammalatosi di Covid-19 nel Paese dell’Africa occidentale ma indicato come ‘importatore del virus’ dalla ministra della Salute burkinabé, Claudine Lougué che in tv aveva inserito fra i contagiati anche “un ambasciatore tornato dalle vacanze” nonostante il diplomatico piemontese fosse stato l’ultima volta in Italia solo a novembre.

Attacchi verbali a stranieri per il coronavirus sono stati segnalati in Camerun, Ghana e Tanzania (almeno ad Arusha e Zanzibar) tanto da spingere  l’ambasciata d’Italia a Dar Es Salaam a consigliare agli italiani “di limitare i movimenti fuori casa, e muoversi insieme ad altre persone, soprattutto fuori dei percorsi abituali”.

Anche in Zimbabwe sta montando un clima xenofobo contro cittadini europei e americani. Ad alimentarlo il ministro della Difesa, Oppah Muchinguri, che ha definito il coronavirus “un’opera di Dio per punire Paesi che hanno imposto sanzioni contro di noi”.

Dalla Farnesina non sono per ora stati lanciati dispacci di allarme ma viene  consigliato, nel caso il clima peggiori a tal punto da non vedere più garantita la propria incolumità, di prendere voli che fanno scalo a Johannesburg o da Addis Abeba per rientrare in Italia.

Il ministro Di Maio ha dichiarato che, siccome questi voli non saranno attivi per sempre e a un certo punto avranno una limitazione, chi non si sente al sicuro converga su uno dei due paesi e rientri.

Una tensione crescente, quella determinata dal diffondersi del Covid-19 in Africa, che rischia di fare ancor più danni dell’epidemia stessa.

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