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La consegna di Bashir alla Corte penale internazionale è un contributo alla pace in Darfur

L’annuncio della consegna dell’ex presidente del Sudan Al Bashir alla Corte penale internazionale (CPI) è un contributo alla pace in Darfur. Nè è certa l’organizzazione “Parliamentarians for Global Action” che applaude la decisione del governo del Sudan di consegnare ai giudici dell’Aja l’ex presidente.
Al Bashir è accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra perpetrati in Darfur, Sudan, in due mandati di cattura emessi dalla Corte nel 2009 e nel 2010. Anche se il Sudan non è uno Stato Parte dello Statuto di Roma della CPI, la giurisdizione della Corte sulla situazione del Darfur è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU 1593 (2005). Attraverso la consegna dell’ex Presidente Al Bashir all’Aja, il nuovo governo del Sudan onorerà l’obbligo di cooperare con la CPI imposto dal Capo VII della Carta delle Nazioni Unite.

La parlamentare keniota Millie Odhiambo, componente del Board di PGA, ha accolto con favore questo sviluppo. “È giunto il momento anche per le vittime africane di avere accesso alla giustizia per alcuni dei più gravi crimini attribuiti alla responsabilità di Al Bashir nel quadro del conflitto armato in Darfur. Quando i capi di stato e di governo africani protestarono contro il “caso Bashir” della CPI tra il 2009 e il 2019, i parlamentari africani fornirono un sostegno politico coerente e costante all’azione penale della CPI, che rappresenta uno strumento essenziale per porre fine all’impunità per gli autori di atrocità di massa anche in Africa“, ha sottolineato la legislatrice a Nairobi.

I precedenti relativi a capi di stato e di governo accusati di crimini internazionali quando erano in carica includono Slobodan Milosevic (Serbia-Montenegro), comparso davanti al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia istituito dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e Charles Taylor (Sierra Leone), comparso davanti al Tribunale Speciale per la Sierra Leone, frutto di un trattato tra ONU e stato territoriale. Il capo della Germania nazista fu informato nel 1943 dalle Potenze Alleate che vi sarebbe stato un Tribunale internazionale competente che avrebbe applicato il principio della responsabilità penale personale per le atrocità di massa della Seconda Guerra Mondiale attraverso la Dichiarazione di Mosca delle Potenze Alleate dell’ottobre 1943.

 

La parlamentare svedese Margareta Cederfelt, Presidente di Parliamentarians for Global Action, ha sottolineato l’importanza per tutti gli Stati di garantire piena cooperazione con la CPI: “La Corte con sede all’Aia non ha alcuna forza di polizia a sua disposizione diretta e fa affidamento interamente sulla collaborazione delle forze dell’ordine e di sicurezza degli Stati sovrani. La rete globale di PGA ritiene che il processo di pace in Darfur, Sudan, così come la transizione dello stesso Sudan verso lo Stato di Diritto e la democrazia sarannno rafforzati dal trasferimento di Al Bashir e di altri accusati alla Corte penale internazionale”, la deputata svedese ha affermato a Stoccolma.

IL segretario generale di PGA e docente di Diritto internazionale alla New York University (NYU) David Donat Cattin ha sottolineato alcune delle caratteristiche uniche del caso Al-Bashir. “Prima che il primo procuratore della Corte penale internazionale avesse annunciato il mandato di arresto contro il presidente Bashir, la Corte penale internazionale veniva criticata per il fatto di ‘perseguire pesci troppo piccoli’. Dopo che il caso Bashir venne reso pubblico nel luglio 2008, i critici della Corte penale internazionale iniziarono ad accusare il procuratore di andare troppo veloce e troppo in alto nella catena di comando. Il presidente Bashir iniziò a sfidare i mandati di cattura emessi dai giudici della CPI nel 2009 e 2010 alleandosi con altri capi di Stato nel tentativo di erodere la reputazione e la credibilità del sistema di giustizia istituito dallo Statuto di Roma della CPI, soprattutto attraverso la mobilitazione di Stati influenti e dell’Unione Africana. Diversi Stati omisero di arrestare il presidente Bashir quando si recò in missioni ufficiali o private nei loro territori, anche se i giudici della Corte, compresa la Camera d’Appello, affermarono che le immunità in capo al Presidente del Sudan non costituivano un ostacolo all’arresto e alla consegna. Nonostante questi ostacoli al corso della giustizia internazionale, i sopravvissuti alle atrocità in Darfur ed i rappresentanti della diaspora sudanese hanno continuato a sostenere le indagini e l’azione penale sul Presidente Bashir da parte della procura della CPI, anche in occasione di eventi organizzati a margine delle relazioni periodiche del procuratore al Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’11 aprile 2019, il presidente Bashir è stato rimosso dal suo incarico dopo trent’anni di potere in Sudan grazie al combinato disposto di un movimento di protesta civile e alla defezione non-violenta dell’apparato militare. Dieci anni di accuse di genocidio avevano creato una profonda sfiducia internazionale verso Bashir, che non poteva partecipare a summit internazionali come l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ora l’ex Presidente dovrà affrontare la giustizia per i crimini del Diritto internazionale di cui è accusato presso la Corte dell’Aia. Alla fine di questi procedimenti, potrà tornare in Sudan per l’esecuzione della pena in caso di condanna, nonché per affrontare altri procedimenti relativi a crimini perpetrati nell’ambito di altri conflitti armati in regioni del Sudan o in paesi limitrofi”, ha dichiarato il segretario generale di PGA a New York.

La CPI è costituita da una serie di organi giurisdizionali (giudici) ed investigativi (Procura), ed il penitenziario della CPI a L’Aia ha il fine di ospitare esclusivamente persone in attesa di processo o di sentenza definitiva. Pertanto, il governo del Sudan ha il diritto di richiedere la riconsegna dell’ex Presidente Bashir e di altre persone accusate di gravi crimini commessi nei suoi territori, anche al fine dell’esecuzione di un’eventuale sentenza di condanna e dell’esercizio dell’azione penale per altre fattispecie criminose. L’ex Presidente Bashir sta scontando una condanna a due anni di carcere in Sudan per un reato ordinario di corruzione.

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