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Gambia, rischio di crisi politica. Uccisi tre manifestanti ma governo nega

Il 26 gennaio a molti gambiani ha ricordato i brutali anni del passato regime.
 
Alla periferia della capitale Bangui, la polizia è intervenuta con la forza nei confronti degli attivisti del movimento “Tre anni sono abbastanza”, la cui manifestazione prima autorizzata era stata bandita all’ultimo.  
 
Il nome del movimento prende spunto dalla promessa fatta nel 2017, al momento di assumere il potere, dal presidente Adama Barrow di dimettersi dopo tre anni di mandato. Di recente ha cambiato idea, comunicando la decisione di rimanere in carica cinque anni.
 
Quando i manifestanti hanno cercato comunque di avvicinarsi al centro della città, la polizia ha lanciato lacrimogeni e dall’altro lato è partita una sassaiola.
 
Secondo fonti mediche sarebbero stati uccisi tre manifestanti, circostanza smentita dalle autorità.
 
Di certo, perché confermati da queste ultime, ci sono stati 137 arresti tra cui quelli del leader del movimento e di alcuni giornalisti. Sono anche state chiuse due radio – Home Digital Fm e King Fm – ufficialmente in attesa dell’esito delle indagini sulla regolarità delle loro licenze.
 
Ma il motivo dev’essere un altro, a giudicare da questa dichiarazione del governo: “Le due radio sono note per diffondere messaggi incendiari e per mettersi a disposizione come piattaforme per incitare alla violenza e creare un clima di paura allo scopo di minacciare la sicurezza e la sicurezza del Gambia”.
 
La situazione nel paese africano è tesa. Negli ultimi 10 giorni, oltre alla manifestazione del 26 gennaio, sono scesi in strada i sostenitori dell’ex dittatore Yahya Jammeh per chiedere che possa tornare dall’esilio e coloro che chiedono ancora giustizia sulle sparizioni forzate, gli omicidi e gli stupri che hanno segnato i 22 anni del dominio di Jammeh.
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