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Africa Day, quando celebrare non basta. L’ipocrisia di chi oscura il continente

Oggi è l’AfricaDay, tanti lo celebrano ma nessuno ricorda che nell’ultimo anno e mezzo quasi 50 mila persone hanno perso la vita in conflitti e la maggior parte dei paesi africani sono teatro di un numero crescente di scontri. Per non parlare dei diritti umani violati, come quelli delle comunità Lgbt o di attivisti, blogger e giornalisti che si oppongono ai regimi, e delle crisi umanitarie dimenticate.
Nessuno più di chi scrive, che ha fatto nascere con l’aiuto di una editrice coraggiosa questo magazine interamente dedicato all’Africa, trova giusto dedicare a questo straordinario continente una giornata e festeggiare i progressi raggiunti dalla fine del colonialismo ad oggi. Ma non basta.
I have a dream… urlava Martin Luther King alla folla che lo acclamava nella torrida estate dell’agosto del 1963 radunata a Washington per manifestare contro le violazioni dei diritti civili dei ‘negri’ d’America. Parafrasando quella frase, anch’io ho un sogno… un sogno forse meno importante ma che appare irrealizzabile quanto quello della società di colore americana di quegli anni: un’Italia che non ignori più le crisi come quella in corso in Mozambico, devastato da un tifone a cui è seguita una epidemia di colera, o in Darfur dove 2 milioni e mezzo di persone vivono sfollate in campi fatiscenti e al limite della sopravvivenza.
Se oggi negli Stati Uniti non esistono più differenze tra bianchi e neri, e la discriminazione è circoscritta a pochi isolati episodi, sperare che i media italiani diano un giorno il giusto valore a temi importanti come le crisi dimenticate e le violazioni dei fondamentali diritti dell’uomo, in Africa come nel resto del mondo, non è soltanto un’utopia.
Certo, anche se qualcosa si è muove grazie all’attivismo di organizzazioni e giornalisti che hanno improntato il proprio lavoro a informare sui temi oscurati, a guardare i palinsesti dei media mainstream i segnali non sono incoraggianti.
Le notizie sui diritti umani calpestati in Sudan, Somalia, Kenya e in molti altri paesi, non trovano quasi mai posto nei contenitori informativi delle maggiori emittenti italiane, né sulle pagine dei quotidiani.
La strada verso un’informazione più giusta e attenta ai temi oscurati è dunque ancora molto lunga.

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