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Covid-19, addio alla leggenda dell’afro-jazz Manu Dibango colpito dal virus a Parigi

Il coronavirus si è portato via una leggenda della musica. Oggi è morto a Parigi, dove era ricoverato da alcuni giorni, Manu Dibango, uno dei padri della musica africana contemporanea. Aveva 86 anni e nei mesi scorsi era in tour. Gli ottant’anni li aveva festeggiati con un grande concerto all’Olympia. Manu Dibango, che il mondo della musica aveva ribattezzato “Papy Groove”, ha lasciato un’orma indelebile nel mondo della musica grazie a un brano che, come ricorda oggi Lorenzo Jovanotti, che lo ha voluto nel brano “Musica” nel suo “Lorenzo 2015 CC”, “si è inventato la disco music”. Il brano in questione è “Soul Makossa”, un irresistibile e ipnotico mix di suoni e ritmi costruito attorno a una sorta di scioglilingua, “mama-ko-mama-sa-maka-makossa” (la lingua è il Douala, Makossa è una danza del Camerun) che nel 1972 ebbe un successo clamoroso, soprattutto per un musicista africano. Dieci anni dopo quello scioglilingua è stato usato da Michael Jackson in “Wanna Be Startin’ Something”: “Papy Groove” fece causa, Jackson si difese sostenendo che era convinto fosse Swahili. Risultato, un accordo extragiudiziale. Non è andata altrettanto bene con Rihanna che invece lo ha usato in “Don’t Stop The Music”: la cantante ha sostenuto di averlo preso da Jackson. Questioni legali a parte, il brano ha fatto il giro del mondo, mescolandosi a ogni tipo di genere musicale. Una sintesi della vita di questo straordinario personaggio che ha studiato musica in Francia, dove è stato nominato Cavaliere delle Arti e che già negli anni ’60, mentre l’Africa era scossa dai movimenti per l’indipendenza, comincia con gli “African Jazz” a inseguire il suo progetto di una musica che inglobasse le tradizioni del suo continente con il Jazz, il Soul, il Funk. Inizia così il suo percorso che lo ha portato a diventare non solo l’anticipatore della disco, ma anche uno dei fondatori della World Music, molti anni prima che questa idea fosse riassunta in un concetto. Non è un caso che tra i tanti musicisti che hanno collaborato con lui ci sia anche Fela Kuti, il padre dell’Afro Beat, altro gigante della musica africana. Il nome di Papy Groove compare accanto a quelli di Herbie Hancock, la Fania All Stars (la più celebre formazione di salsa della storia), Bill Laswell, Eliade Ochoa (Buena Vista Social Club), King Sunny Ade, Don Cherry, Enzo Avitabile, insieme al quale salì sul palco del Primo Maggio del 2008. In anticipo di anni, Manu Dibango ha avuto l’intuizione che la musica africana potesse diventare patrimonio del mondo contaminandosi con altri generi senza perdere il suo legame con le radici. Un visionario, nominato ambasciatore dell’Unesco, che ha aperto una strada nuova all’idea stessa di contaminazione musicale, allargando, come scrive oggi Jovanotti, “gli orizzonti del sound e quindi del mondo”.

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