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C’è l’accordo ma per ora governo civile in stand by. Manifestanti restano in piazza

Sono ripresi oggi i colloqui tra il Consiglio militare di transizione del Sudan e le forze di opposizione, sospesi la scorsa settimana
a causa delle violenze riesplose a Khartum, ma non sembra siano destinati a una fumata bianca.
L’ottimismo del portavoce del Tmc, Shams al Din Kabbashi, secondo cui nel giro di poche ore l’accordo sulla composizione dell’autorità sovrana che resterà in carica nella fase dei tre anni di transizione concordata tra le parti.
Ma, seppure sia stato riaffermato l’impegno nei confronti dei punti stabiliti nei precedenti cicli di colloqui sulla struttura e la durata delle istituzioni resta la contrarietà della componente civile alla presenza di esponenti dei partiti che sostenevano il regime.
Nonostante il nuovo governo sara interamente formato dalle Forze per la libertà e il cambiamento (il cartello che racchiude le sigle dell’opposizione) e la maggioranza (il 67 per cento) dell’Assemblea legislativa di transizione sarà  riservata ai gruppi di opposizione, alcune figure del passato sembrano destinate a tornare nella restante quota del 33 per cento destinata a forze esterne alla coalizione civile.
Dunque la tensione, che la scorsa settimana all’annuncio della sospensione dei negoziati  aveva generato nuove violenze a Khartoum, non è destinata a scemare. Neanche dopo l’intervento sulla tv di stato del capo del Consiglio militare, il generale Burhan, il quale ha garantito che era stato raggiunto un accordo con le forze dell’opposizione per fermare l’escalation delle rivolte e formare commissioni miste per proteggere il principale sito di protesta situato davanti alla sede dell’esercito. Poi però era giunta la sospensione dei negoziati fortemente condannata dall’opposizione, che in una dichiarazione diffusa subito dopo l’annuncio aveva respinto le accuse di fomentare le proteste sottolineando che la pace rimane la sua arma principale per scoraggiare le dittature, ricordando che decine di civili sono stati uccisi durante le rivolte che hanno portato al rovesciamento dell’ex presidente Omar al Bashir.
L’opposizione ha inoltre richiesto un’indagine urgente sul sanguinoso massacro la sera di lunedì 13 maggio, che ha provocato la
morte di dieci civili e un ufficiale dell’esercito.
I leader dei manifestanti  in piazza respingono l’accusa di ostacolare la circolazione dei treni e hanno ribadito l’impegno a limitare le
manifestazioni al solo sit-in  fuori del quartier generale della Difesa.
“Abbiamo accettato che il periodo transitorio fosse di tre anni”, ha dichiarato Mohamed Al Atta portavoce delle Forze per la libertà e il cambiamento nella conferenza stampa congiunta tenuta al termine dei colloqui, precisando che i due partner della rivoluzione sudanese
hanno concordato che il Consiglio sovrano avrà soltanto poteri simbolici e che il governo deciderà e dirigerà la politica della nazione durante il periodo di transizione.
Durante i primi sei mesi, verrà data priorità ai negoziati di pace con i gruppi armati in tutto il paese per porre definitivamente fine ai conflitti che insanguinano da decenni il Paese.

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