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Burundi crisi dimenticata. Onu: uccisioni continuano. Si teme un genocidio finora sconosciuto

Un orrore senza fine. In Burundi nuovi segni di un genocidio ignorato sono ormai sotto gli occhi di tutti. Dopo la scoperta negli scorsi anni di decine di fosse comuni piene di cadaveri, nei pressi di Bujumbura, altri corpi sono stati rinvenuti a una settantina di chilometri della capitale burundese.
A denunciarlo Amnesty International. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, in possesso di immagini satellitari e video, oltre che di numerose testimonianze, si tratta delle vittime di una rappresaglia governativa.
Un centinaio di persone uccise, si presume, dalle forze di sicurezza nel mese di dicembre dello scorso anno è ‘occultate’ nell’agghiacciante ‘cimitero nascosto’ fuori città.
Gli attivisti per i diritti umani temono che possano esserci ancora altri siti che nascondiao quello che appare come un genocidio sconosciuto.  
La crisi scoppiata in Burundi nel 2015 è ben lontana dall’essere conclusa. Agenti dell’intelligence nazionale e della polizia locale continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani contro i cittadini del paese.
A confermarlo  le conclusioni dell’ultimo rapporto pubblicato dalla Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite (Coib), nel quale i commissari sottolineano l’esistenza nel paese di un “clima di paura e di intimidazione” nei confronti degli oppositori al partito al potere, la coalizione Cndd-Fdd.
Il rapporto punta il dito in modo particolare contro i membri della lega giovanile del servizio di sicurezza nazionale, “Imbonerakure”, che accusa di aver commesso omicidi, sequestri di persona, arresti e detenzioni arbitrarie, atti di tortura e abusi contro membri dell’opposizione politica attuali o presunti.
La Commissione ritiene che questa violenza allarmante sia alimentata dalla diffusa impunità che prevale in Burundi.
“È ‘ estremamente pericoloso esprimere critiche nel Paese” ha affermato  il presidente della Coib, Doudou Die’ne, mentre il commissario Lucy ha evidenziato come “la repressione di tali voci è ciò che consente al Burundi di mostrare una calma illusoria, basata sul terrore, come provano le gravissime violazioni dei diritti umani che abbiamo documentato”. 
Stesso discorso per i crimini commessi quando la crisi politica è degenerata nel 2015 in atti atroci, costringendo centinaia di migliaia di burundesi ad abbandonare il paese.
Un disastro umanitario che oltre a causare un numero impressionante di sfollati conta migliaia di morti.
Lw organizzazioni per i diritti umani hanno laciato da tempo l’allarme: nel Paese si rischia un nuovo Ruanda.
Tantissimi i profughi che stremati stanno attraversando il confine con la Tanzania, dove si stanno ammassando in scuole e chiese nell’attesa dell’apertura di nuovi campi di accoglienza.
L’esodo dei rifugiati burundesi sta mettendo a dura prova le capacità del governo tanzanese, che ne ha accolti oltre 70mila, e delle associazioni umanitarie di rispondere all’emergenza.
A raccontare quanto drammatica sia la situazione i volontari di Oxfam. L’ong, presente nel Paese, rileva come giorno dopo giorno gli operatori stiano incontrando sempre maggiori difficoltà a soddisfare le crescenti richieste di acqua potabile, cibo e riparo necessarie per assistere i profughi in fuga dal Burundi.
Il campo profughi di Nyarugusu è ormai ben oltre le proprie capacità di accoglienza e tutte le strutture pubbliche della zona sono state trasformate in rifugi improvvisati, nell’attesa che vengano garantite sistemazioni più appropriate.

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