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Colpo di stato in Sudan. Il presidente Omar al-Bashir si è dimesso

Colpo di Stato in Sudan. Il presidente Omar Hassan Al Bashir si è dimesso. La conferma arriva da Yassir Arman, già leader del Sudan people liberation movement del Nord, oggi segretario per gli Affari esteri della coalizione Sudan Call, che raggruppa 22 partiti di opposizione.

Tutti i membri del governo sono stati arrestati. Sono questi gli ultimi sviluppi a Khartoum dopo che l’esercito all’alba aveva circondato il palazzo presidenziale. I militari sono entrati  nella sede della tv di Stato per essere pronti ad annunciare la svolta.

Da sei giorni in migliaia protestavano davanti al quartier generale dell’esercito chiedendo che Bashir lasciasse il potere dopo 30 anni.

Avevamo anticipato che  le forze armate avevano preso le parti della popolazione, sebbene il Capo di Stato Maggiore avesse ribadito fedeltà al presidente, ma nei palazzi che contano a Khartoum era stata già avviata una trattativa per una nuova fase di transizione. A esprimere l’eventuale nome – guida verso le elezioni presidenziali del 2020 post Bashir potrebbe essere il National congress party, partito di maggioranza, che dopo l’annuncio dello Stato di emergenza da parte di Bashir aveva manifestato nervosismo verso le sue posizioni consigliando maggiore prudenza. Ma il presidente non era andato oltre una dichiarazione in cui sottolineava che “l’unica via per risolvere i problemi del Sudan contro coloro che vogliono tenere il Paese in ostaggio e cospirano con gli stranieri, fosse il dialogo”. Nei fatti, gli agenti anti-sommossa sostenitori del governo hanno continuato a sparare e utilizzare gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che chiedevano le dimissioni del presidente. Ma potrebbe anche prevalere la linea dello Stato militare, quanto meno per i primi mesi di transizione. La scelta potrebbe in tal caso cadere sul capo di stato maggiore, il generale Kamal Abdel-Marouf o il ministro della Difesa Ahmed Awad Ibn Auf, esponente del Ncp in netto disaccordo con la linea repressiva delle proteste di Bashir.

Di certo per ora è che siamo di fronte a una svolta che ha posto fine a un regime guidato dall’unico presidente in carica con un mandato di cattura della Corte penale internazionale  pendente per crimini di guerra, crimini contro l’umanita e genocidio.

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