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Algeria alla ricerca di stabilità, Tebboune apre al dialogo ma proteste continuano

ALGERI – L’aria salmastra e leggera che arriva dal porto non basta a spazzare via il clima di tensioni post elettorali ad Algeri. Non è destinato a stemperarsi, almeno per ora. 
Intanto il neo presidente eletto dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, dopo il riconoscimento della Corte Costituzionale che ha validato le elezioni che lo hanno visto vincitore il 12 dicembre, incassa le prime congratulazioni di peso.
A cinque giorni dal voto Tebboune ha ricevuto una telefonata dall’omologo francese, Emmanuel Macron. Lo staff del neo capo di stato algerino non ha lesinato dettagli facendo filtrare che nel corso della conversazione Macron ha espresso le sue “calorose congratulazioni a Tebboune per aver guadagnato la fiducia del popolo algerino”.
I due avrebbero inoltre discusso delle relazioni bilaterali tra i due paesi, senza tralasciare tematiche internazionali e regionali di interesse comune, ma con al centro”l’importanza di adottare le misure necessarie, tra cui l’attivazione di adeguati meccanismi bilaterali per rafforzare la consultazione politica tra le due parti“.
Il presidente francese sembra dunque ritenere irrilevanti le migliaia di manifestanti che anche mentre discuteva amabilmente con Tebboune
sfilavano per le strade di Algeri per protestare contro il nuovo capo di stato eletto con il 58,1% di voti. Il movimento che aveva portato alle dimissioni dell’ex presidente, che era al potere da oltre 20 anni ed era pronto a correre per un altro mandato nonostante molto anziano e malato, ha rifiutato l’offerta di dialogo. Tebboune si era detto disponibile a negoziare per “costruire una nuova Algeria” ma i manifestanti sono scesi nuovamente in strada promettendo che le
marce continueranno.
“Continueremo a manifestare per sventare questo ridicolo tentativo del
vecchio regime di restare al potere – afferma Abdelaziz Ibrahim, leader del movimento di protesta giovanile – Saremo in piazza anche durante la cerimonia di insediamento di Tebboune e non gli permetteremo di prendere possesso della residenza presidenziale” il suo annuncio tra l’ovazione di tanti giovani, alcuni giovanissimi, accorsi ad animare l’ennesimo corteo di dissenso.
Ad alimentare il malcontento anti sistema le nuove inchieste per corruzione in ambito governativo.
È di martedì scorso la notizia che la giustizia algerina ha avviato indagini sulla compagnia petrolifera nazionale Sonatrach, la più’ grande del paese.
L’ex presidente e amministratore delegato, Mohamed Abdou Bouderbala, nominato con il placet di Boutefika, dovrà comparire nei prossimi giorni dinanzi al giudice istruttore della Corte suprema per rispondere di un giro di mazzette che avrebbe intascato insieme a diversi altri funzionari che hanno occupato posizioni
di alto livello all’interno di Sonatrach.
La forte mobilitazione popolare che ha riempito le strade della capitale e delle altre grandi città dell’Algeria il giorno delle votazioni e quello successivo per contestare le elezioni non è dunque destinata a quietarsi.
La maggioranza degli algerini che ha boicottato le presidenziali (a recarsi alle urne è stato poco più del 40% degli aventi diritto al voto) ritiene l’elezione di Tebboune “l’ennesimo ostacolo alla volontà popolare” come ribadisce Amira Brahim, tra i volti femminili più noti delle Forze del Patto per l’alternativa democratica.
Ma non tutta l’opposizione sembra tirarsi indietro rispetto all’apertura del neo capo di stato. Secondo il partito islamista, ad esempio, “le elezioni presidenziali del si sono svolte in circostanze difficili e speciali”. Il Movimento della società per la pace (Msp), attraverso un portavoce ha sottolineato che “la classe politica algerina ha fornito delle soluzioni consensuali suscettibili per preservare il quadro costituzionale dello Stato algerino”. In sostanza, il partito guidato da Abderezzak Makri pur invitando il governo ad “abbandonare la politica dell’ex regime di Bouteflika e i suoi metodi verso i partiti dell’opposizione, è pronto a un dialogo “serio e trasparente, che soddisfi le aspirazioni del popolo e consenta al paese di superare la crisi economica, oltre ad adottare misure come la garanzia della libertà di opinione e di espressione e il rilascio dei detenuti politici”.
Nonostante la linea meno intransigente, il partito islamista ha però espresso il proprio sostegno al movimento popolare Hirak evidenziando la necessità di “proteggerlo, di non reprimerlo, tradirlo e o deviarne il cammino”.
Quest’ultima dichiarazione è giunta a poche ore dall’uscita pubblica dei vertici dell’esercito algerino, che si sono congratulati con il nuovo presidente della Repubblica di Algeria.
Il capo di stato maggiore, generale Ahmed Gaid Salah, considerato un fedelissimo del predecessore Abdelaziz Bouteflika, ha assicurato il sostegno delle forze armate al capo di Stato.
Un segnale chiaro: l’Algeria ha un nuovo ‘uomo forte’ al potere’ e chiunque proverà a osteggiarlo dovrà vedersela con l’esercito.

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